Devotion (Italian Edition) by Estelle Hunt & Lidia Calvano
autore:Estelle Hunt & Lidia Calvano [Hunt, Estelle]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-09-01T22:00:00+00:00
alla disperazione aveva nel cuore anche un sottile senso di liberazione. Aveva accettato le botte senza reagire, mentre avrebbe potuto fronteggiarlo senza difficoltà e respingerlo, impartendogli discrete perdite. Gli aveva lasciato campo libero con Amber, violentando se stesso, il suo amore e il suo orgoglio. Più di quello non poteva fare per espiare i suoi errori. “Nessuno è senza colpa” pensò.
“Allora neppure loro due” gli sussurrò, dal retro della mente, una voce indisponente che si affrettò a tacitare.
Si chinò pochi secondi a riallacciarsi una scarpa, ma quando si rialzò Adam
era scomparso. Si guardò intorno smarrito, non c’era nessun posto in cui avrebbe
potuto nascondersi o deviare il cammino; nessuna macchina, era sicuro, era passata negli istanti in cui lo aveva perso di vista. Il cuore gli accelerò, allungò il passo aguzzando lo sguardo, ma di Adam nessuna traccia. Fece un paio di isolati quasi correndo, quando un rumore sordo e un gemito lo indussero a tornare indietro di poche decine di metri, lì dove un vicolo buio e stretto interrompeva sgraziato la sfilata dei palazzi eleganti.
Non pensò, non esitò, non decise di farlo o di non farlo, partì in automatico,
la testa bassa, correndo verso il gruppo di balordi che aveva preso di mira Adam.
Erano in tre o quattro, non si mise a contarli, lavoravano in silenzio e con i tirapugni, li sentì cozzare contro i muri ogni volta che la loro vittima riusciva a scansarli. Lo avevano spinto verso la parte più scura e profonda del vicolo cieco,
tagliandogli ogni via di fuga.
Fu un bene, perché Ethan poté arrivare loro alle spalle e contare sull’effetto
sorpresa, aiutato dalle scarpe dalla silenziosa suola di gomma. Calò su quello più
vicino ad Adam con un pugno nelle costole che lo fece cadere piegato in due, poi
ne affrontò un altro prima che la banda avesse il tempo di capire cosa stava accadendo e riorganizzarsi. L’amico di un tempo intanto aveva colto l’occasione al volo, approfittando del disorientamento del gruppo di delinquenti si era allontanato dal muro verso il quale lo avevano schiacciato, era andato incontro al più grosso dei quattro e gli aveva piazzato nello stomaco lo stesso montante
destro che aveva steso Ethan nel loro burrascoso incontro. I teppisti videro che la lotta iniziava a prendere una piega non più tanto favorevole e semplice, e il capo, quello grosso infilzato dal pugno di Adam, fece un rapido cenno che ordinava la
ritirata.
Tirarono ancora qualche colpo più o meno a casaccio per coprirsi la fuga, poi corsero verso l’imboccatura del vicolo, i più integri aiutando quelli zoppicanti, biascicando bestemmie in uno slang incomprensibile.
Ethan diede loro un ragionevole vantaggio di qualche secondo, esaminò con
uno sguardo veloce Adam, lo trovò ansimante che si massaggiava le nocche e la
mascella, ma sembrava non aver riportato danni di rilievo e soprattutto non lo aveva ancora guardato per bene in faccia.
«Ehi amico…»
Non lo lasciò finire, si voltò e con uno scatto corse via con la migliore accelerazione che riuscì a ottenere. Corse a perdifiato per il primo chilometro, cercando di rimanere sulle strade principali per evitare di imbattersi di nuovo nella band: metterli in fuga da solo sarebbe stato più complicato.
Quando si concesse di rallentare un po’, sicuro di aver stabilito il primato personale della stagione, si sentì strattonare per la felpa da una presa forte che lo sbilanciò e lo fece quasi cadere sul marciapiede. E sono due, pensò.
«Ehi ma che ti prende, fatti ringraziare, almeno…» Adam aveva il fiatone e
parlava a stento, ma Ethan non poté che meravigliarsi di come gli era riuscito a
stare dietro.
Cercò di divincolarsi dalla presa, strattonando la felpa, ma così facendo gli
cadde di testa il cappuccio, e sulla via principale il suo viso, illuminato da insegne al neon e lampioni stradali, non fu più un segreto per l’uomo che aveva salvato.
«Ma che cazzo…» fece Adam, al colmo della sorpresa, lasciando cadere la
mano che lo teneva. Ma subito la sua voce si venò di rabbia. «Stronzo, mi stavi
seguendo…»
«Vaffanculo!» gli urlò Ethan con tutto il fiato che aveva ancora nei polmoni.
«Vaffanculo.» ripeté, sorpreso egli stesso dal suono liberatorio di quell’invettiva, che pronunciava a voce alta per la prima volta nella vita. Si voltò di nuovo per allontanarsi, stavolta senza correre. Come al solito nulla era abbastanza per Adam, nessun supporto, nessun aiuto, nessuna amicizia. Pur di non serbare gratitudine, era pronto a gettare merda su chiunque provasse a stargli vicino con
le migliori intenzioni. Si fottesse. Anzi, glielo voleva proprio dire.
«Fottiti!» gli gridò senza neppure voltarsi a guardarlo, indirizzandogli il
gesto del dito medio in alto. Dio, da quando era uscito di casa si stava abbrutendo, involgarendo, dove sarebbe andato a finire? “Forse era pure ora”
tornò a commentare quella vocetta da dietro le quinte. Stavolta non la cacciò, ma
le diede soddisfazione. Magari aveva ragione.
Si sentì riafferrare per la maglia e si voltò rabbioso. Se non lo lasciava perdere, stavolta lo avrebbe menato di brutto. Anzi, forse un ceffone ci sarebbe stato bene in ogni caso, tanto per chiarire che sì, anche lui sapeva essere stronzo, se ci si metteva, era così facile! Il difficile era fare la persona perbene.
Maledettamente difficile, tanto che lui si era quasi stufato.
Adam scansò il colpo, a dire il vero poco convinto e del tutto dimostrativo, e
rimase a guardarlo in faccia, con aria truce, come se non si capacitasse di chi aveva davanti. Poi in modo del tutto inaspettato gli si fiondò addosso, prendendolo stretto tra le braccia.
«Stronzo, mi hai salvato ancora.»
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